venerdì 26 agosto 2011

"Quando muore un Pirata"





Non potevo iniziare che con un ricordo di Marco, i suoi scatti, le sue vittorie, e soprattutto la sua morte, tremenda, violenta nei modi e nei contenuti. Una scomparsa atroce voluta e cercata da chi, qualche anno prima, in una mattina di maggio a Madonna di Campiglio, credeva che questo sport dovesse tornare nei ranghi, e che la popolarità che ne stava acquisendo grazie proprio ad un campione superiore, uno di quelli che può far cambiare la storia per le emozioni che stava regalando,  non voleva. Che dire, in un paese che vuole a tutti i costi mettere in discussione "tutto", vuol scarnificare sempre e comunque ogni piccola cosa buona che esiste per una chissà quale forma triviale di invidia, che dire se non rimanere  allibito dal fatto  che un ragazzo come Marco sia stato ucciso prima da un sistema bestiale fatto di quattrini,  sponsor bisognosi di fama e che senza "il Pirata" gli sarebbero rimaste solo briciole, ( ecco spiegato l'accanimento fuori da ogni misura eseguito a Marco come un condannato in un qualsiasi braccio della morte americano ) e poi dalla terribile morsa di una zona di appartenenza, la riviera adriatica, che agli occhi di molti può sembrare il luogo di divertimento più esilarante del mondo ma...ma cela dentro di se la più viscida e falsa lotta al vivere bene, fatta di finti sorrisi  e puttane per tutte le stagioni, di discoteche "stupefacenti".
Non posso non ricordarlo, perchè si, può anche sbagliare, e lui ha sbagliato, la mano che ha lo ha ucciso è sua, ma la mente ancor più atroce sta in coloro che gli hanno regalato una esistenza quasi impossibile.

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